mercoledì 31 marzo 2010

Tra la paella e la brace

Non ho ancora deciso se scrivere qualcosa sui risultati delle elezioni o se raccontarvi le mie vacanze in Spagna a diciassette anni.
Tanto, in entrambi i casi scriverei di vomito perpetuo e mucchi di italiani stronzi ed esasperanti.

In Spagna, però, mi piaceva farmi fottere.

sabato 27 marzo 2010

Il buon vicinato

I miei vicini di casa, stamattina, partivano per un weekend in montagna.
I miei vicini di casa, cioè lui, all'inizio, la portava sempre in montagna per conquistarla.
I miei vicini di casa, cioè lei, continua a voler andare in montagna, spesso, perché "non si smette mai di volersi conquistare".
I miei vicini di casa, mentre me lo raccontano, si scambiano sguardi complici.
I miei vicini di casa sono stati dirimpettai per nove anni.
I miei vicini di casa convivono da cinque anni.
I miei vicini di casa, di anni, ne hanno ottantacinque.

venerdì 26 marzo 2010

E se avessi voluto un affogato?!

Ti accorgi che qualcosa non va quando entri in un bar, chiedi un americano e ti danno un caffè in tazza grande.

Quel qualcosa è nel barista.

martedì 23 marzo 2010

Questo post non contiene CFC

Lui si sposa e il suo commento mi ha riportato alla mente una roba che avevo scritto un po' (non molto) tempo fa. La roba era più o meno questa.

Oggi ce l'ho col Domopak! Intendo, contro i chilometri di povera pellicola trasparente che vengonono sprecati per essere imbrattati da aspirantiwriteramicidello/a sposo/a e che potrebbero, ivece, trovare un più costruttivo utilizzo nel campo della serialkilleria per la conservazione di pezzi di cadaveri.
C'hanno rotto! "Fermati" di qui, "Torna indietro" di lì, "Libertà vs catene".

Che ci mettano una russa di un metro e ottanta vestita per metà da gambe, per metà da tette e per metà da tacco e dall'altra parte Moira Orfei e poi ne riparliamo.
Siamo seri, non ci stanno nemmeno provando. Posto che i primi due potessero anche essere un'idea originale e, immagino, una sorpresa divertente per chi se li sia trovati davanti lungo il miglio verde (beh, è pur sempre un post con velleità ironiche!), ora, però, è come il riso negli occhi, come il posacenere in cristallo regalo della signora Marta, come lo zio Saro che chiede il bis di tutte le portate soprattutto se in bottiglia, come il cameriere che si sbatte la sposa nei cessi: te lo aspetti!

Mi piacerebbe, almeno una volta, leggerne uno che riporti cose tipo "Falla/o godere", "Dimostrale/gli che l'ami", o al limite "Hai spento il gas?".

Almeno sarebbe utile.



Sciuscia, godi e falla godere!
Anche tra le lenzuola.

venerdì 19 marzo 2010

Pioggia come se piovesse

Bella! Bella la primavera, niente da dire. Specie quando arriva dopo l'inverno.
La natura che sboccia, gli animali che trombano, l'umido che torna a produrre quei teneri e molli vermetti bianchi della decomposizione che si sciolgono in bocca, le uova di mosca che si schiudono e ti ricordano il miracolo della vita, la voglia di correre nudi nei prati. Tutte quelle cose lì, insomma.
Le previsioni, da queste parti, dicono che pioverà (lo so, le previsioni non parlano. Però le immagino come tre sorelle di mezza età, con la gonna di lana cotta lunga fino a metà polpaccio - polpaccio un tantino grosso, a dire il vero - e quelle scarpe col tacco largo, presente? In effetti, le immagino solo dalla vita in giù, chissà che aspetto hanno dalla vita in su), che pioverà sabato e pioverà domenica (sabato e domenica che la gggente comuneh riassume in un unico termine: calcio).
E io non lo so se ho proprio voglia che piova, devo ancora deciderlo. Niente di personale, mi piace la pioggia. Davvero.
Solo avevo voglia di un po' di vermetti.
E poi, a dirla tutta, mi si è rotto l'ombrello.

giovedì 18 marzo 2010

Workaholic

Ci sono questi due amici. E poi ci sono le loro patenti. Anzi, c'erano.
E no, non erano ubriachi.
O perlomeno non lo erano da almeno tre ore e cinquantasei minuti.
Per superare il tasso alcolemico consentito di un caffè corretto alle otto del
mattino o hai una patente D+E o la sera prima ti sei divertito davvero tanto.

O davvero troppo poco.

Voglio dire, nella stessa settimana ritirano la patente a due persone che frequenti e ciò che ti colpisce non è tanto il fatto in sé e, tutto sommato, neppure le conseguenze. Invece riflettevo su un altro punto: stavano entrambi andando a lavorare.

E, così, per dire, pensavo che se quella mattina avessero avuto i postumi di una
bella sbornia magari non sarebbero andati in ufficio. Ma tanto è inutile piangere sul latte versato.

A meno che non sia allungato col rum.

P.S. Sembra anche a voi che sia andata a capo alla cazzo di cane?!

venerdì 12 marzo 2010

Povera illusa. Stronza.

Grandissima stronza. Vecchia stronza, a voler essere particolarmente descrittiva.
Se io sto giungendo con la mia macchina e tu, da laggiù, lo vedi che sto per imboccare quel tratto di strada dove in due non ci si passa, ecco, tu, stronza, devi immediatamente e nell'ordine:

1) pestare il freno
2) ingranare la retro
3) tornartene nel tuo stronzissimo garage. In retro.

E sai perché? Te lo spiego subito, vecchia stronza. Per il semplice fatto che io non lo faccio, io non freno, e quando i fendinebbia delle nostre auto si fondono in un caldo e luminoso abbraccio, io non mi muovo. Non hai notato che alla fine, tanto, TU hai portato a compimento i punti 1), 2) e 3)?
Come? Stai dicendo qualcosa?

"Sì! Ma cosa fa, mi viene addosso?"
"Scommetto che non ti capita da anni. Eh?"

E comunque, non sei nemmeno il mio tipo e io sono già in ritardo.

Vecchia.
Stronza.

martedì 9 marzo 2010

Sono così sola

L'altra sera parlavo con un mio amico del più e del meno (nello specifico, chi avesse le tette più o meno grandi tra due squinzie al tavolo di fianco) e a un certo punto mi fa: "Sono così solo che quando ordino la pizza a domicilio mi spediscono la ricetta". Non vedo come il minchiasensodivuoto possa fare capolino tra due tette. Però.
Mentre tornavo a casa in macchina, sola, ho detto: "Cacchio! Certo che sentirsi soli, soli davvero, dev'essere un bello schifo!". Nessuno ha banfato, penso fossero tutti d'accordo. Ad ogni modo, e qui arriviamo al dunque (finalmente!, cit.) mi è scappato da pensare a cose tipo queste.

Sono così sola che quando sono nata non c'era nemmeno mia madre.
Sono così sola che Sky, quando chiama, dice di aver sbagliato numero.
Sono così sola che se faccio una rapina non mi vengono a cercare.
Sono così sola se se lancio un boomerang l'ho perso per sempre.
Sono così sola che la mia radio non prende neanche Radio Maria.
Sono così sola che se faccio sesso con qualcuno, quello dice di essersi mastrubato.
Sono così sola sola che se mi chiamo dal cellulare al fisso trovo occupato.
Sono così sola che sono morta alla nursery dell'ospedale. Di vecchiaia.

Ma mica mi sento così sola per davvero!
Le ho pensate solo per sentirmi meno sola.

lunedì 8 marzo 2010

Prima Donna

Non è proprio così. Non succede che un giorno ti svegli e ti accorgi di essere diventata donna. Che poi dovrei dire femmina. Però posso dire di avere il chiaro ricordo della prima volta che mi sono sentita tale. Femmina! Insomma, quando senti che gli uomini di qualsiasi età, colore, dimensione, sesso ti vedono con occhi diversi.
Mia madre è sempre stata una che i tacchi proprio no. E io passavo delle mezz'ore a rovistare nella scarpiera della sua amica che invece i tacchi li usava e pure a spillo! In effetti usava anche biancheria intima di pizzo nero, gioielli, calze velate ma a me non interessavano tutte quelle cose lì, a me piaceva indossare le sue scarpe di quattro numeri più grandi e camminarci dentro, avanti e indietro, in bagno. Adoravo che il tic-tic-tic fossi io a "suonarlo" e poi mi piaceva passeggiare sul tappetino (di quelli piuttosto vaporosi che si usavano negli anni ottanta) e osservare l'impronta piccola e circolare del tacco assorbirsi subito dopo il mio passaggio. Ma era un imitazione, la buffa imitazione che una bambina può fare di una donna. Invece, quel pomeriggio era diverso.
Maggio inoltrato, indossavo una gonnellina corta ma non troppissimo, morbida, di un tessuto leggero, bianca con dei piccoli fiori blu.
Mi scivolava appena sotto la vita, si fermava sui fianchi. Camminavo a passo svelto e percepivo che mi sfiorava un fianco e poi l'altro, alternatamente, scoprendo ad ogni passo qualche centimetro di pelle a destra o a sinistra. Ho rallentato e enfatizzato il movimento dell'anca, non perché così mi sentissi più femminile ma semplicemente perché mi piaceva la sensazione che la cintura della gonna procurava massaggiandomi la pelle, quasi solletico. E' stato in quel momento che ho iniziato a sorridere, involontariamente in modo malizioso, ed ho avuto la visione di me "da fuori" attraverso gli sguardi delle poche persone che ho incrociato.
Non stavo imitando nessuno, non stavo nemmeno interpretando. Tutt'a un tratto ero femmina e sapevo che, da allora, lo sarei stata ogni volta lo avessi desiderato.
Poi, sì certo, ho imparato a rammendare... ;-)

P.S. Quel giorno in cui qualsiasi donna potrà condividere liberamente momenti leggeri come questo ché tutti i cazzo di problemi saranno risolti o a buon punto e tutti quegli schifosi pregiudizi culturali saranno superati, bè, quel giorno, sarà una vera festa.
Fino ad allora, scusate se non sempre accetto le vostre mimose: è che forse ho le mani impegnate.
A rimboccarmi le maniche, cazzo avete capito...
Zucconi! :)

giovedì 4 marzo 2010

Lei

Stamattina sono entrata in tabaccheria per comprare le sigarette e non ho resistito: ho comprato anche una barbie!
Non è come sembra, posso spiegarti.

Col tempo ci siamo legate sempre più, mai con i nodi. Nessuna di noi ha mai sentito l'esigenza di conoscere e sapere cose della vita dell'altra che non venissero spontaneamente condivise, del passato, del presente. Ci siamo, quasi per caso, trovate ad affrontare insieme periodacci e robe fighe di ciascuna. Su alcuni fatti abbiamo visioni e convinzioni differenti e ciò è vissuto come un valore. Lei ed io ci conosciamo dal 1997. Amici comuni. Banale.


Dunque. Vacanze, Toscana, pomeriggio di pioggia e l'idea che dovessimo inventarci un'infanzia insieme.
Grigliata di domenica da amici che i miei e i suoi avevano in comune. Passiamo la giornata a giocare, ciascuna per i fatti propri, ma insieme. A fine giornata le regalo la mia barbie col vestito giallo (lei non ne ha mai posseduta una, i suoi erano convinti fosse ilsimbolodelladonnabambolaeoggettoetuttestemenate...). Lei ed io ci conosciamo dal 1983.


Il tabaccaio del paesotto dove vivo vende sigarette e tutto il resto, vende gratta e vinci e tutto il resto, vende lacche per capelli, assorbenti, preservativi, carte da gioco e tutto il resto, vende barbie col vestito giallo.

La polvere no, quella è in omaggio.

mercoledì 3 marzo 2010

Qui non si fanno complimenti

E' per via di un, sì, lo riconosco, infantile bisogno di approvazione. Per paradosso, credo sia questa la ragione per cui quando le persone parlano bene di me in mia presenza mi fa sentire come quando vai a comprare le scarpe: la commessa ti passa quella da provare e ti ricordi, un attimo prima di togliere la vecchia, di avere il calzino bucato. Ormai, però, hai chiesto di provarle, hai persino chiesto se c'è il mezzo numero e quali colori sono disponibili. Con che faccia, a quel punto, dire: "ci ho ripensato, non le provo più. Sa com'è, un po' di rischio ogni tanto, un sudorino al collo del piede"
Mi sento a disagio. Ecco. Mi sento a disagio a causa di qualcosa che ho creato io stessa (o il mio stesso alluce...). Cioè, i complimenti mi piacciono e quando ne ricevo l'istinto mi direbbe di chiederne ancora, come le patate al forno quando sono buone. Soltanto che sento addosso il peso di non poter deludere. E più sento 'sto peso, più mi sembra di non essere all'altezza.

Per esempio, adesso ho già l'impressione di aver scritto una marea di stronzate. Ma posterò lo stesso.

Ora vado, eh

Allora vado

Io clicco...

...o magari ci ripenso

troppo tar